Ginna futurista
Nel 1909 nasce la prima grande avanguardia europea: Il Futurismo fondato da Filippo Tommaso Marinetti. Arnaldo e Bruno Ginanni Corradini si riconoscono in molte delle teorie propugnate dal Movimento e a loro modo ne divengono protagonisti nella fase più eroica. Il tramite tra i due fratelli Corradini e Marinetti è l’amico musicista romagnolo Francesco Balilla Pratella che nel 1910 aderisce al Movimento. E’ lui ad organizzare l’incontro ufficiale con lo stato maggiore futurista a Milano intorno al 1912. I Futuristi già conoscevano le teorie di Arte dell’Avvenire e Boccioni specialmente doveva esserne rimasto colpito se proprio in quegli anni approfondisce in pittura le tematiche sugli stati d’animo. Ecco come Ginna descrive lo storico incontro:
“Partiamo per Milano per incontro con Marinetti nella casa Rossa del Corso Venezia. Suoniamo alla porta, ci viene ad aprire Carlo Carrà, ci introduce nello studio salotto dove troviamo Marinetti, Boccioni, Russolo. Discussione lunga e accesa specialmente per ciò che riguarda la pittura. Mentre i futuristi si tenevano al concetto della dinamica noi eravamo convinti (attraverso le logiche espresse in Arte dell’Avvenire) che coi colori si potesse fare della musica in concordanza con la musica dei suoni…”
Le teorie dei fratelli Ginanni Corradini provocano certamente interesse ma anche tanta diffidenza in ambito futurista e perciò l’ingresso dei due artisti nel movimento non è semplice e indolore, specialmente per Ginna.
Con la sua partecipazione alla Mostra Libera futurista a Roma nel 1914, la polemica si acuisce. Ginna espone sei opere a loro modo rivoluzionarie ma che vengono considerate «letterarie» in contrasto con l’idea futurista di liberare per sempre l’arte dalla cerebralità. Perciò mentre alcuni futuristi, come Prampolini, lo accusano di non essere propriamente futurista, Boccioni difende la sua personalissima visione dell’arte, esaltandone l’aspetto musicale.
Nonostante le polemiche, con questa mostra l’Artista entra a tutti gli effetti nel Futurismo, anche se il battesimo vero e proprio nel Movimento lo officia il pittore Giacomo Balla il quale regala a lui ed al fratello i due pseudonimi futuristi: Ginna (Ginanni) – da ginnastica e Corra (Corradini) – da correre, con i quali si firmeranno fino alla fine della loro carriera.
Il secondo futurismo fiorentino.
Dalla fine del 1912, Ginna insieme al fratello Bruno, si trasferisce a Firenze dove si iscrive al Regio Istituto di Belle Arti e dove nel 1914 consegue il diploma. Qui conosce e frequenta l’ambiente letterario ed artistico del capoluogo toscano. Proprio nel 1912 infatti, comincia la collaborazione tra i fratelli Corradini, Emilio Settimelli e Mario Carli. Insieme fondano la rivista Il Centauro e l’anno successivo iniziano la pubblicazione de La Rivista. Intorno a loro si viene a formare un gruppo di artisti, letterati ed intellettuali che daranno vita al cosiddetto ‘secondo futurismo fiorentino’, chiamato successivamente ‘pattuglia azzurra’.
L’Italia futurista.
Il fulcro intorno a cui gira tutto il gruppo fiorentino è la redazione della rivista L’Italia Futurista, fondata nel 1916 e diretta alternativamente da Corra, Settimelli, Ginna e in ultimo, nel 1918, da Primo Conti. Estremamente innovativa come impaginazione, tipografia, e grafica, la rivista pubblica importanti manifesti, sintesi teatrali, parole in libertà e tavole parolibere, romanzi e prose a carattere surreale ed inoltre articoli inerenti il nazionalismo e la guerra scritti anche da futuristi al fronte. La presenza di Marinetti, specialmente negli scritti politici è costante e dimostra il suo totale appoggio all’iniziativa.
Ginna partecipa attivamente alla redazione della rivista ed allo sviluppo della sua linea editoriale, scrive numerosi articoli su argomenti importanti, legati a problematiche scientifiche, all’occultismo, alla critica letteraria, pubblica racconti e commedie, testi teorici, illustra testi letterari, scrive poesie fonetiche. Insieme a Corra, Chiti, Settimelli, Carli, Mara, Nannetti, lancia dalle pagine dell’Italia Futurista il manifesto de La scienza futurista, in cui si legge la sua influenza nei punti in cui vengono affrontate le nuove scienze psichiche e lo studio delle energie occulte. La sua creatività e stimolata positivamente anche dal legame sentimentale con la poetessa Maria Crisi, che sposa e che assume come pseudonimo artistico quello di Maria Ginanni. È lei a fondare e dirigere la collana ‘I libri di Valore’ delle edizioni dell’Italia Futurista.
Come editrice pubblica sette volumi, tutti con copertine disegnate dal marito, tra cui anche Pittura dell’Avvenire nel 1917, il testo teorico scritto da Ginna nel tentativo di semplificare e concentrare le teorie di Arte dell’Avvenire alla sola arte pittorica. Fondamentale è la prefazione a questo testo scritta da Bruno Corra, che per la prima volta riconosce all’interno della pittura futurista le diverse anime che la compongono e che si svilupperanno in modo autonomo negli anni tra le due guerre:
nello spazio di dieci anni ecco il dinamismo plastico di Boccioni, ecco le ricerche fantasiose di Balla e Depero, ecco le ricostruzioni sintetiche e le visioni irreali di Arnaldo Ginna e Leonardo Dudreville.
Il mobilio futurista
In un articolo del 1916 su l’Italia Futurista intitolato Primo mobilizio italiano futurista, Ginna rivela di aver disegnato e costruito mobili di lusso ispirandosi ai criteri di ultramodernismo, igiene, eleganza ed emozione sintetica propugnati dall’architetto futurista Sant’Elia.
“L’arredamento di una casa, di un ‘restaurant’, di un hotel deve avere un carattere, voglio dire che ogni stanza deve avere una fisionomia che va d’accordo con quello che si vuole compiere … Mi pare che così l’arte trovi un degno compito d’assolvere. L’arte introdotta intimamente nella vita, nelle nostre attitudini, nei nostri bisogni. Mi pare degno compito quello di introdurre una raffinatezza elevata; una eleganza nuova e tutta italiana; dell’igene, del benessere, dell’allegrezza e dell’ottimismo nella vita.”
Vita futurista
L’esperienza più significativa di questo periodo per Arnaldo Ginna è la realizzazione del film Vita futurista, il primo film futurista e probabilmente il primo film d’avanguardia nella storia del cinema. Grazie all’esperienza sulla pellicola cinematografica acquisita negli anni delle sperimentazioni giovanili con il fratello Bruno, Marinetti decide di affidargli l’organizzazione e la realizzazione del progetto. Il film per Ginna fu un impegno notevole fisico ed economico, tutto sulle sue spalle, dato che i futuristi coinvolti nel progetto erano spesso indisciplinati, pigri, dormiglioni, insomma più impegnati in una impresa goliardica che in un’opera dagli esiti così importanti che diventerà la matrice di quasi tutto il successivo cinema europeo d’avanguardia.
Sempre nel 1916 viene pubblicato, a firma di Marinetti, Ginna, Corra, Settimelli e Chiti, il manifesto La cinematografia futurista, nel quale si teorizzano e si ufficializzano tutte le possibilità artistiche date dal nuovo mezzo espressivo cinematografico. Molte delle idee proposte da questo manifesto saranno poi adottate dalla ricerca sperimentale sul cinema condotta dall’avanguardia europea. Ginna alla fine del 1918 risiede a Milano insieme a Maria Ginanni che, terminata l’avventura dell’Italia Futurista ora dirige una collana di letteratura per le Edizioni Facchi. Tra le tante attività Ginna si dedica anche alle illustrazioni di testi letterari: si era già cimentato con un’opera di Gian Pietro Lucini prefuturista: La nuova Carmagnola tratto da Revolverate, uscito per le Edizioni Futuriste di Poesia nel 1909. Poi, come abbiamo accennato, si dedicherà all’illustrazione durante tutto il periodo dell’Italia Futurista. Nel 1919 viene pubblicato il volume di Corra Madrigali Grotteschi per il quale Ginna illustra I Funerali di Lapa Bambi e Sam Dunn è morto. Sempre lo stesso anno Ginna pubblica una raccolta dal titolo Le locomotive con le calze, che raccoglie alcuni di racconti pubblicati sulle pagine de L’Italia Futurista.
Ancora nel 1919, Ginna partecipa alla Grande Esposizione Nazionale Futurista, a Milano e poi a Genova e Firenze dove espone, oltre ad un allestimento con cuscini, anche due dipinti.
L’ultima partecipazione futurista espositiva di Ginna avviene nel 1922, a Torino al Winter Club, all’Esposizione Futurista Internazionale, nella quale espone tre opere.
Ginna futurista a Roma.
Finito il matrimonio con Maria Crisi, Ginna si trasferisce a Roma, a pochi passi da Casa Balla, che in quegli anni, diventa uno dei punti d’incontro del futurismo romano. Negli anni successivi si risposa con Maria Bachetoni con cui avrà un figlio.
La sua attività lavorativa di questi anni si concentra particolarmente sulla collaborazione con redazioni di giornali e riviste collegate con il Movimento Futurista e dirette dai suoi amici e collaboratori del periodo fiorentino: dal 1926 con L’Impero e dal 1930 con Oggi e Domani e con Futurismo. All’inizio della sua collaborazione Ginna pubblica ancora racconti, a volte illustrati, ed alcuni testi critici, ma dal 1929 si occupa in prevalenza di cinema, critica cinematografica e di cinesonoro.
Negli anni Trenta Ginna intraprende ancora nuove attività all’interno del Futurismo. E’ forse un modo per ribadire il suo ruolo di teorico del Movimento e rafforzare il suo legame con Marinetti in un momento di forti tensioni dovute anche alla sua connotazione sempre più politica.
Pubblica infatti L’uomo Futuro, pubblicato nel 1933, nella cui presentazione Marinetti ribadisce l’importanza delle attività svolte dall’Artista. È un appoggio importante che il fondatore del Futurismo regala all’amico Ginna in cambio però di un testo con forti connotati politici che riannodi il legame tra il futurismo e fascismo ribadendo le comuni origini e le comuni finalità. Ancora con Marinetti scrive il Manifesto del naturismo futurista, presentato in occasione del Primo Convegno di Naturismo Futurista che si tiene a Milano dal 29 settembre al 6 ottobre 1934. Ginna dirige Il Nuovo. Quindicinale di energetica umana fascista e futurista.
Nel pensiero naturista di Ginna si intravede un netto cambiamento di obiettivi rispetto a quelle che erano le teorie giovanili. Entrano a far parte del suo concetto di uomo naturista e futurista gli sport virili, le macchine di tutti i tipi, la velocità e l’esaltazione della guerra, in pratica un naturismo adattato alle esigenze del momento.
Sullo stesso piano si pone un’altra pubblicazione di Ginna: L’Idea Presentista, nella quale si esalta la capacità umana di presentire il futuro attraverso la natura e quindi il naturismo.
L’ultimo lavoro che Ginna porta a termine come Futurista prima della Guerra è, non a caso, il manifesto La Cinematografia, firmato con Marinetti nel 1938, nel quale, come prassi, si rivendica il ruolo di anticipatori e si ‘aggiorna’ il testo del manifesto del 1916 con le scoperte tecniche avvenute nei successivi venti anni: il sonoro, il colore, le nuove macchine da ripresa e da proiezione.
La sua attività nel Movimento termina con la fine degli anni Trenta. La guerra, la perdita degli ideali, degli amici, lo portano ad un quasi totale estraniamento dalla scena culturale italiana del dopoguerra. Soltanto alla fine degli anni Sessanta, grazie ad una graduale riscoperta del Futurismo e dei suoi protagonisti da parte dei critici e degli storici, Ginna, seppur in modo schivo e defilato, riprende il suo ruolo di artista e ricomincia ad esporre opere pittoriche anche di nuova produzione in uno stile che si può definire Neo-Futurista.
Testo di Lucia Collarile