Teatro
L’interesse di Corra per il teatro è estremamente precoce e risale addirittura alle sperimentazioni effettuate con il fratello Arnaldo fin dal 1909. Sono esperimenti narrati dallo stesso Corra ne La musica cromatica del 1912.
L’attività teatrale vera e propria di Bruno Corra si può dividere in due periodi distinti e per certi versi antitetici, uno prettamente futurista e uno successivo al suo allontanamento dal Movimento futurista.
Il Teatro futurista sintetico
L’avvicinamento all’esperienza teatrale futurista avviene nel 1913 quando, insieme al fratello Arnaldo e ad Emilio Settimelli, Bruno rileva una importante compagnia teatrale. Il tentativo è quello di operare una svolta innovativa e rivoluzionaria nell’organizzazione teatrale italiana con una gestione nuova, alternativa alle rappresentazioni tradizionali e principalmente “antiaffaristica”. Così racconta Corra alcuni anni dopo:
“La nostra attività teatrale futurista ha già una storia. Storia vecchia già di quattro anni iniziata da me e da Settimelli con una compagnia di cui fecero parte la Paoli, la Mariani, la Berti-Masi, Tummiati, Luigi Almirante, Tempesti. Conducemmo allora attraverso tutta Italia una trionfante tournée di rappresentazioni suscitatrici di infinite polemiche e di morbose curiosità.”
Aggiunge Settimelli:
“Fu un enorme spreco di denaro e un contrasto continuo con impresari autori ed attori. Ma la nostra energia costruttiva ci fruttò anche questa volta una vittoria. Potemmo per mezzo della nostra compagnia rappresentare la commedia sintetica di Marinetti intitolata Elettricità.”
La breve tournée della “Compagnia drammatica”, iniziata il 13 settembre 1913 al Politeama Garibaldi di Palermo, si concluse nel gennaio del 1914 a Milano e fu un vero fallimento dal punto di vista economico. Fu fondamentale invece per la nascita del Teatro futurista sintetico e per la pubblicazione del Manifesto del teatro futurista sintetico del 1915, firmato da Marinetti, Settimelli e Corra. In esso si teorizza e si sperimenta un teatro del tutto diverso dalle rappresentazioni tradizionali cioè suddivise in atti, con scene prevedibili ed emozioni scontate. Le nuove rappresentazioni devono abbracciare l’intero tumulto della vita vissuta, immaginata, sognata, ricordata e concreta. L’intenzione di Corra, Settimelli e Marinetti è quindi quella di combattere il modello del teatro tradizionale di ispirazione dannunziana e tardoverista, cercando di creare un teatro dinamico, sintetico, alogico e atecnico, che rifiuta la verosimiglianza. Il teatro futurista sintetico ha uno specifico indirizzo ideologico bellicista e nazionalista, stigmatizza e dissacra comportamenti tipicamente borghesi e modelli letterari tradizionali.
Diviene un luogo privilegiato per la battaglia contro i benpensanti” e la borghesia, in quanto la creazione artistica è portata in modo brutale al contatto con il pubblico ed il pubblico stesso, non più spettatore inerte, diviene parte integrante dello spettacolo e sottoposto a continue provocazioni. La regola principale è stupire.
L’esperienza teatrale del 1913, rappresenta veramente un momento di svolta per il Movimento Futurista. Anche perché, grazie alla comune passione per il teatro, si crea un forte legame tra Marinetti con Corra e Settimelli che divengono i nuovi referenti del futurismo fiorentino apportando idee nuove e arricchendo con nuovi stimoli il già complesso panorama artistico del Movimento.
Negli anni successivi Corra produce svariate commedie sintetiche raccolte poi in due volumetti intitolati Teatro futurista sintetico, alcune pubblicate sulle riviste e quasi tutte messe in scena durante gli spettacoli futuristi. Inoltre sulle pagine de «L’Italia futurista» scrive numerosi interventi critici sull’argomento. Ricordiamo le commedie La canaglia e Becco + becco = felicità scritte con Settimelli, Alternazioni di carattere scritta con il fratello Ginna e Le mani scritta con Marinetti.
Corra mostra un particolare interesse per la rivalutazione di forme teatrali ritenute tradizionalmente inferiori come il Varietà, il Music hall, il Cafè chantant e per i singolari personaggi che animano questi spettacoli: macchiettisti, trasformisti, geniali interpreti di una nuova comicità italiana. Primo fra tutti il grande Petrolini, capace di “puro umorismo futurista”, che spesso utilizza per i suoi spettacoli sintesi futuriste.
Nel 1924, con l’allontanamento dal Movimento futurista, Corra si allontana anche dagli sperimentalismi teatrali. Nel 1938, con Marinetti scrive il manifesto Contro il teatro morto. Contro il romanzone analitico. Contro il negrismo musicale, ma è uno scritto lontano per intenti ed esiti narrativi dal Futurismo e finalizzato alla critica dell’atteggiamento “passatista” ed esterofilo che andava assumendo la cultura italiana ed in particolare il teatro, in quegli anni.
Commedie e adattamenti
Dopo alcuni anni di silenzio, intorno al 1935, inizia la seconda stagione teatrale di Corra. I suoi lavori di questo periodo sono scritti quasi tutti insieme a Giuseppe Achille e recuperano le strutture e i contenuti del teatro tradizionale, riscuotendo un grande successo di pubblico in Italia e all’estero con centinaia di repliche.
Si possono individuare due diverse forme di narrazione in queste commedie: da un lato le commedie di stile “giallo”, in cui predomina l’esotismo, come Traversata nera e Le torri del diavolo, del 1935; dall’altro lato le commedie borghesi che offrono uno spaccato della società italiana anteguerra, come Inventiamo l’amore e Addio a tutto questo, Le donne sono così. Sono spesso adattamenti teatrali di romanzi a volte fedeli, a volte invece miscelati tra loro nella trama e nei personaggi. Spesso queste commedie di argomento borghese delineano aspetti della società italiana senza però affrontare temi di carattere sociale. Possiamo così avvicinarle al cinema cosiddetto dei “Telefoni bianchi” e non per niente da alcune di queste commedie furono poi tratti dei film.
Corra sostiene che la commedia deve creare un dialogo asciutto, vivo, che assolva il compito informativo rispetto all’azione scenica. Inoltre è necessario anche il rispetto delle norme temporali, imponendo la regola che una rappresentazione non può durare più di tre ore. Il vero motore dell’azione deve essere il protagonista, affiancato da un numero limitato di personaggi, che tenga conto della costituzione numerica delle compagnie.
Sono queste le caratteristiche essenziali del nuovo teatro che Corra si propone di creare e delle quali scriverà anni dopo in Come diventare scrittore di successo del 1956.
Egli si rende però sempre più conto di come il cinema stia pian piano soppiantando la diffusione teatrale seppure, grazie al suo impasto di artificio e naturalezza, il teatro riesca a mantenere, per Corra, quell’aspetto pieno di fascino e di attrattiva.
Negli anni Quaranta gli avvenimenti bellici allontanano definitivamente Corra dal teatro a sancire l’iniziale e graduale allontanamento dell’artista dal lavoro di scrittore e da tutto l’ambiente culturale e artistico italiano.
Testo di Lavinia Russo, supervisione di Lucia Collarile.